martedì 27 novembre 2018

Come raggiungere un buon posizionamento su Google

Il G. insiste sul concetto dei link spontanei. Gli utenti che hanno visitato il sito rimangono affascinati dal contenuto e inserisco un collegamento nel proprio sito, o blog. Bello, ma certi tipi di siti non gli vuole linkare nessuno. Prendiamo per esempio quelli dedicati ai casinò online. A quelli della concorrenza non verrebbe mai in mente l'idea di linkare un sito con quale sono in competizione. I giocatori, ai quali il sito può veramente piacere, sono interessati al gioco e non hanno propri mezzi in rete da dove linkare. Forse qualcuno ti menziona da un forum, ma anche questo non è molto probabile. Pertanto, se vuoi sopravvivere devi darti da fare. Ma il lavoro deve essere molto intelligente: il signor G. deve pensare che ci sono altri che ti linkano e non che ti dai da fare tu stesso per procurati i collegamenti esterni. La parola d'ordine è diversificare come se fosse fatto da tante altre persone.

Cosa vuol dire diversificare? Leggendo un po' qui e un po' là, ed avendo certe esperienze proprie, cercherò di elencare alcune cose sulle quali si deve stare attenti. Partiamo dalle parole chiavi collegate ai link. Se non erro, all'inizio del 2012 è stata introdotta questa regola. Il pensiero era: se tante persone linkano un sito in modo spontaneo, il titolo, cioè la parola chiave con il quale viene linkato varierà. Indagando sui siti che gli sembravano buoni e autentici, lo staff del motore di ricerca più famoso del mondo è arrivato alla conclusione che al massimo il 50% (circa) dei titoli usati possono essere uguali. A quei tempi ho sentito sulla propria pelle introduzione di questa regola: i miei numerosi siti hanno perso tantissime posizioni su Google. Gli addetti al lavoro sono stati bravi e sono riusciti velocemente capire il problema e la diffusione dell'informazione è stata veloce: oggi cerco di tenere la mia keyword principale al 40%, per avere un margine di sicurezza. Se si sta molto vicino al limite, basta perdere due o tre link per superare il limite ed essere puniti. Legato sempre allo stesso discorso sono anche i link che utilizzano l'indirizzo del sito come parola chiave, Dalla mia esperienza, occorre avere un minimo del 5% di questi titoli, ma cerco di stare anche sul 10 – 15%.

Un'altra diversificazione necessari, è avere una certa percentuale (sto indagando a proposito e non saprei in questo momento esprimere un numero) dei collegamenti nofollow, cioè quelli che non ti passano PageRank. Anche questo rientra nella spontaneità: non avere alcun link con nofollow, visto che questa modalità di linkare è abbastanza diffusa in rete, mette il dubbio al G. che tutti i collegamenti sono creati dalla stessa persona. Fate furbi e simulate la spontaneità. Ci sono anche altri piccoli accorgimenti. Trovo abbastanza producente linkare utilizzando l'indirizzo come il nome del collegamento, ma inserendo nel codice il tag "title" con la principale keyword. Non sempre, per lasciare sempre la sensazione della naturalezza. Questo è ancora meglio se si fa link con un'immagine. In questo caso sfrutto anche i "title" ed "alt" dell'immagine stessa. Un altro accorgimento che applico è utilizzare l'indirizzo, ove possibile, con il codice diverso. Per esempio, a volte linko "http://mysite.com/", ma qualche volta tralascio la barra finale, così "http://mysite.com". Uso ogni procedimento che mi viene in mente per diversificare di più.

Un'ultima cosa. Ho tanti blog che uso per dare i collegamenti ai miei siti principali. Non che combatto per la posizione, ma averla buona crea un po' di traffico e dà anche la possibilità di ottenere qualche clic verso quei posti che possono produrre qualche profitto. Analizzando ultimamente alcuni, me ne sono accorto che non è sufficiente avere i link con la parola chiave, ma anche nelle pagine la stessa deve essere presente. Se non, niente piazzamento. Questa regola è stata introdotta per evitare gli spiacevoli inconvenienti che per alcune cose volgari esca al primo posto il sito che non c'entra niente. Ti ricorderai che parecchi anni fa, cercando certe parole sprezzevoli, al primo posto usciva il sito del presidente statunitense, non molto amato dai suoi sudditi. Da adesso, inserirò le keyword necessarie nei testi che posto. Addirittura, in alcuni casi ho ripreso certi post e li ho corretti, aggiungendo la parola chiave nell'articolo in modo che sembri tutto naturale.

martedì 22 maggio 2018

Che tempo passi

Organo del tempo
Ci sono varie teoria sulla vita. Alcune sono contrarie tra di loro. Per esempio una dice che la vita è breve e che bisogna sfruttare ogni suo momento. In altre parole, ci sono così tante cose da imparare, da leggere, che stare sdraiato in spiaggia con una bibita in mano passa per il tempo perduto. In quella oretta potevo approfondire il sistema bibliotecario della Francia medioevale. Stare davanti alla televisione rientra nella categoria del tempo perso, con qualche eccezione. Seguire Grande fratello è uno spreco imperdonabile, perché là non impari niente, non c'è niente di intelligente da vedere o da comprendere. Non hai prodotto nulla! In quelle 3 ore potevi trovare 2 buoni collegamenti (intendiamoci, se hai avuto la fortuna) oppure scrivere un nuovo articolo per qualche blog, come per esempio questo. Fino a qualche anno fa anche io ero tra i sostenitori di questa teoria. Uno più attento, guardando le date qui a sinistra, potrebbe da solo arrivare alla conclusione che nel frattempo il mio orientamento filosofico è cambiato. Sono passati 16 mesi dalla mia ultima apparizione in questo posto.

La dottrina opposta a quella precedentemente esposta è che tutto quello che fai è comunque inutile, almeno lo diventa ad un certo punto. Fare le cose che non ti piacciono, che ti costringi da solo a fare, non sono divertenti e sono proprio quelle che possono rientrare nella categoria del tempo perso. Qui dobbiamo escludere le attività necessarie per la nuda sopravvivenza. Bisogna guadagnare i soldi per garantire l'esistenza del corpo e dell'anima. Purtroppo è così e non si scappa alla condanna eterna. Ma io sono arrivato al punto che questo vincolo è diventato poco importante: ho accantonato le risorse finanziarie necessarie e non ho disperato bisogno di accumulare ancora. Comunque, per essere sincero, questa costrizione di fare qualcosa di utile mi è rimasta dentro, in buona parte. Ti crescono e ti educano così ed è difficile cambiare la strada, anche quando diventi una persona matura. Adesso basta con la confessione e cerchiamo di dire qualcosa sul tema.

Blogspot rientra nei soliti servizi gratuiti che devono coprire le spese delle risorse che mettono a disposizione dei clienti e fare anche un profitto. Ma come si fa, se è tutto gratis? Raccogliendo i dati dell'utente. Ultimamente sono usciti tanti scandali a proposito e se ne parla spesso. Questi giorni c'è una nuova normativa europea sulla protezione dei dati. Secondo me è tutto un fumo per mascherare le attività di raccolta e di uso dei dati. Fino a poco tempo fa Blogspot cercava in modo disperato di avere il numero del mio cellulare. Quando eseguivo l'accesso, con la username e la password, ma informava che tale azione poteva essere eseguita di qualcun altro che mi abbia rubato la parola chiave. Pertanto, per la mia sicurezza, mi chiedevano il numero del cellulare per mandarmi un SMS di verifica che attesti la mia personalità. Quanta premura per proteggere il mio blog. Ma io il mio numero non te lo do, capito! C'è un altro fatto; io semplicemente non possiedo un cellulare. Mai avuto.

Negli ultimi tempi hanno alleggerito il comportamento e mi mandano una e-mail nella quale mi danno un codice che devo inserire come terzo elemento di riconoscimento. Una rottura di scatole, ma con questa procedura riesco andare avanti. Ecco una della ragioni perché qui non scrivevo da mesi. Non volevo dare i miei dati e per questo non potevo aggiornare il blog. Ma la mia pazienza ha vinto questa battaglia e loro si sono dovuti arrendere. Una piccola vittoria personale contro un gigante del mondo moderno. Per chi non sa, Blogspot è la proprietà della più famosa macchina di ricerca in rete, come anche tante altre cose, più o meno conosciute.

Con il ricercatore della rete ci sono dei problemi, almeno dalla parte mia. Sparito il PageRank è diventato un lavoro arduo a trovare i collegamenti per i propri siti e capire se questi vanno bene o meno. Tra gli altri parametri, mi baso anche sul fatto che una pagina si trovi nel cache di Google. Se non si trova dentro, non è considerata del motore e pertanto è inutile perdere tempo. Ma da più di un anno mi sono accorto che non è proprio così. Ci sono moltissime pagine fuori dalla memoria del signor G, ma compaiono se si fa la ricerca "site:dominio.it". Questa scoperta mi ha sorpreso e disorientato parecchio. Ho cercato di capire di cosa si tratta e di vedere se anche gli altri webmaster se ne sono accorti del fatto. Forse ho cercato male, ma non ho trovato una traccia di questo problema nei vari forum.

Ultimamente in modo ossessionato controllo la presenza dei miei siti nel cache, almeno una volta ogni due mesi. Ma non basta, perché devo controllare anche quelli che mi linkano. Un impegno che non finisce mai. Ho scoperto anche una mia pagina che è al primo posto per la ricerca di una parola, ma non compare nel cache (ricerca con "site:" è positiva). Dopo tante indagini ed un'approfondita riflessione ho concluso che le pagine aggiornate tanto tempo fa e senza aver avuto dei nuovi link nei mesi precedenti semplicemente scompaiono dalla memoria. Se il sito al quale appartengono ha una certa valenza, comunque risultano rintracciabili con "site:...", nel caso contrario scompaiono anche da là. Spero che questa informazione possa esser fruttuosa per qualcuno di voi che mi leggete.